venerdì 5 giugno 2009

Bellezza e vivibilità

E' da parecchio che non aggiorno questo blog , e me ne scuso .
Purtroppo gli impegni universitari sono sempre più asfissianti. Ma diciamo che è piacevole lasciarsi sopraffare dall'architettura , anche se non vale sempre questa regola .
Volevo riflettere su un argomento che può sembrare banale , ma che secondo me è anche difficile ridurre a poche righe di un intervento .
Mi è capitato ultimamente di parlare con più persone di Mies e della sua architettura . Un pò tutti , come del resto è noto , vedono in lui uno dei padri dell'architettura moderna , un MAESTRO .
Personalmente apprezzo molto la sua architettura , ma tra le sue opere una mi ha colpito particolarmente : Casa Farnsworth.
E' una delle residenze più belle del secolo scorso , ma la cosa che mi ha lasciato perplesso è scoprire che una architettura tanto bella da vedere potesse poi rivelarsi una casa brutta da vivere. Penso ad esempio , oltre alle critiche mosse da molti sulla mancanza di "calore domestico" del vetro , proprio alla mancanza di privacy che questo comporta , o al fatto che gli ambienti della casa non siano separati tra loro (mi riferisco alla zona notte-zona giorno) .
E' bene però non restringere il campo di discussione alla singola opera , ma considerare questa come lo spunto per lanciare lo sguardo verso l'architettura contemporanea . Uno dei quesiti che mi piacerebbe porre a voi è : qual'è , o quale dovrebbe essere , il rapporto tra la bellezza e la vivibilità in una qualsiasi architettura?

2 commenti:

  1. Bè Mies è Mies, non si può non apprezzarlo.
    E' stato un grande innovatore, pioniere del grattacielo (e conseguentemente del curtain wall) e dello spazo organico e dinamico (padiglione di Barcellona e casa Tugendhat).
    Casa Farnsworth non è nata con l'intento di essere abitata o per essere un riferimento per la progettazione di abitazioni (non direttamente quantomeno).
    Quest'opera rappresenta l'omega dell'architettura, lo spazio è senza limiti (molto diverso da infinito), gli elementi tecnici che la compongono sono talmente pochi, che anche togliendone uno solo, non sarebbe più riconoscibile come una casa (e lo stesso vale per gli ambienti)! E' il manifesto del "Less is More".
    L'obbiettivo di Mies quì era quello di arrivare allo Zero dell'Architettura, alla stregua del Quadrato bianco su sfondo bianco di Malevich (torniamo nuovamente a:"La rivoluzione dell'arte moderna" di Sedlmayr).
    Naturalmente l'umanizzazione non può avere importanza quando si cerca lo zero dell'arte, all'opposto va eliminata....
    Oggi l'umanizzazione degli spazi è diventata una scienza nella quale i colori, i materiali, la luce, la temperatura, ecc.. sono usati in modo da far sentire l'essere umano a suo agio.
    Ancora quì in italia non se ne vedono molti esempi, ma soprattutto negli ospedali si sta iniziando a fare qualche cosa.
    Per concludere questo (eccessivamente) stringato commento....il primo anno di architettura, l'assistente del Laboratorio di progettazione mi disse:"non usare mai la parola BELLO, sostituiscila con INTERESSANTE".

    RispondiElimina
  2. Hai perfettamente ragione , la parola BELLO non vuol dire nulla di per se stessa . L'ho usata certamente in modo improprio , dato che il bello che voglio intendere è la venustas di cui parla Vitruvio , è la chiarezza costruttiva di quell'architettura che Mies rende in maniera esemplare.
    Tuttavia penso che l'architettura non può essere pura ARTE , e mi riferisco al paragone con Malevich .
    Ribadisco che non si sta discutendo la qualità di Mies... è fuori da ogni sano ragionamento metterla in discussione .
    Quello che però non mi convince è pensare che l'architettura sia tutto fuorchè funzionalità .
    Un'architettura può essere esemplare e interessante , ma credo sia necessario soprattutto che FUNZIONI nelle sue parti .
    Potremmo ragionare anche sull'architettura di Le Corbusier , oggi rovinata dal tempo e dagli agenti atmosferici .

    RispondiElimina